Lettera di P., padre di due bambine
Introduzione
L’autore di questa lettera del 1967 è P., padre di due bambine, anch’egli emigrato nel Canton Zurigo. Torna qui la tematica dei debiti, in questo caso contratti per costruirsi una casa in Italia, che sono alla base della decisione di emigrare in Svizzera. Anche in questo caso, prima di arrivare nella Confederazione, l’uomo aveva lavorato per qualche tempo in Germania, con lo scopo di guadagnare il necessario per costruire la casa: si tratta infatti delle due nazioni in cui in quegli anni si recava la maggior parte dei lavoratori italiani. Attraverso le righe di questa lettera si può leggere un aspetto molto importante della condizione psicologica degli emigranti. I progetti di P. sono infatti finalizzati al rientro in Italia (dopo aver guadagnato a sufficienza per mettere in pratica i propri progetti), scopo dell’emigrazione. Il fenomeno, chiamato appunto “mito del ritorno”, era molto diffuso, e spingeva i lavoratori a limitare al massimo gli svaghi, per riuscire a risparmiare il più possibile e quindi tornare in patria al più presto. È chiaro però che un atteggiamento di questo tipo non giovava allo stato d’animo degli emigrati, e soprattutto non favoriva la già difficile integrazione nella realtà Svizzera.
Manoscritto
Trascrizione
Gen. ma sig. na Cinquetti
La mia non è una storia strana, ma è una storia uguale a quella di altri poveri diavoli come me. Mi sono costruito una casa non tanto per me, ma per le mie due bambine più che altro, con quei quattro soldi che ho potuto mettere da parte in cinque anni di lavoro nelle miniere di carbone della Germania, poi sono rientrato a casa per ragione di salute e mi sono costruito la suddetta casa, con la speranza che quei pochi soldi bastassero, mentre mi sono sbagliato, e per finirla ho dovuto fare dei debiti. Con la speranza di poterli pagare ho dovuto espatriare di nuovo, ma con quello che guagno è appena sufficiente per sfamare la famiglia, così mi vedo minacciato dai creditori, che mi porteranno via la casa da un momento all’altro se non pago. (Lei si chiederà perché mi sono rivolto a lei,) con la speranza che mi aiuta a uscire fuori da questo abisso, perché so che lei è molto buona e spero tanto che mi dai una mano. In attesa di una sua risposta la saluto cordialmente.