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EmigrazioneGigliola

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“Non ho l’età. Il ritornello che ha commosso generazioni di emigranti": anteprima cinematografica
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L'Atis vi invita all'anteprima del documentario di Olmo Cerri "Non ho l'età: Il ritornello che ha commosso una generazione di migranti" che sarà presentato lunedì 27 novembre 2017 alle ore 20.30 al Cinema Lux di Massagno.

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Le informazioni e le fonti presentate in questo speciale dell'atis, realizzato da Daniela Delmenico e pubblicato in collaborazione con la sezione di storia dell'Università di Losanna, permettono di studiare l'emigrazione italiana in Svizzera attraverso una lente speciale: le lettere inviate dai migranti italiani nella Confederazione alla giovane cantante Gigliola Cinquetti tra il 1964 e il 1965.

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In relazione all'emigrazione italiana in Svizzera e alla storia attraverso le lettere si rimanda alla seguente bibliografia.

 

Storiografia

Sanfilippo Matteo, “Un’occasione mancata? A proposito di un libro di David A. Gerber sulle lettere degli emigranti”, in Studi Emigrazione, XLV, n.170, 2008.

 

Emigrazione italiana

Bevilacqua Piero, De Clementi Andreina, Franzina Emilio (a.c.d.), Storia dell'emigrazione italiana, Roma: Donzelli, 2001-2002.

Cerutti Mauro, “Un secolo di emigrazione italiana in Svizzera (1870-1970), attraverso le fonti dell'Archivio federale”, In Studien und Quellen n.20, 1994, pp.11-104.

Piguet Etienne, L’immigration en Suisse depuis 1948, Zürich : Seismo, 2005.

 

Studi

Barcella Paolo, Percorsi dell’emigrazione italiana in Svizzera tra fonti orali e scritture di gente comune (1946-1974), Tesi di dottorato, Genova-Losanna, 2010.

Rovere Giovanni, Testi d’italiano popolare: autobiografie di lavoratori e figli di lavoratori emigrati. Analisi sociolinguistica, 1977.

Sala Roberto e Massariello Merzagora Giovanna, Radio Colonia. Emigrati italiani in Germania scrivono alla radio, Milano: UTET, 2006.

 

Altro

“Immigrazione”, in DSS. Dizionario Storico della Svizzera: http://www.hls-dhs-dss.ch/index.php

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Introduzione

S., un ragazzo di 23 anni emigrato in Ticino, scrive alla cantante raccontandole un grave episodio accadutogli. Si tratta di un incidente molto grave, subito forse sul lavoro: a causa dell’incendio di un motore, il giovane ha subito ustioni su tutto il corpo, che lo obbligano a stare in ospedale e gli impediscono quindi di lavorare.

Lettera di P., padre di due bambine
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Introduzione

L’autore di questa lettera del 1967 è P., padre di due bambine, anch’egli emigrato nel Canton Zurigo. Torna qui la tematica dei debiti, in questo caso contratti per costruirsi una casa in Italia, che sono alla base della decisione di emigrare in Svizzera. Anche in questo caso, prima di arrivare nella Confederazione, l’uomo aveva lavorato per qualche tempo in Germania, con lo scopo di guadagnare il necessario per costruire la casa: si tratta infatti delle due nazioni in cui in quegli anni si recava la maggior parte dei lavoratori italiani. Attraverso le righe di questa lettera si può leggere un aspetto molto importante della condizione psicologica degli emigranti. I progetti di P. sono infatti finalizzati al rientro in Italia (dopo aver guadagnato a sufficienza per mettere in pratica i propri progetti), scopo dell’emigrazione. Il fenomeno, chiamato appunto “mito del ritorno”, era molto diffuso, e spingeva i lavoratori a limitare al massimo gli svaghi, per riuscire a risparmiare il più possibile e quindi tornare in patria al più presto. È chiaro però che un atteggiamento di questo tipo non giovava allo stato d’animo degli emigrati, e soprattutto non favoriva la già difficile integrazione nella realtà Svizzera.

Lettera della moglie di A., malato agli occhi
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Introduzione

La quarta lettera è stata scritta da una donna emigrata nel Canton Zurigo con il marito e la figlia, ed è del 1966. L’elemento principale di questo documento è la malattia del marito della scrivente, che gli pone grosse difficoltà sul lavoro (si tratta di un problema alla vista) e che condiziona negativamente anche la situazione economica della famiglia, soprattutto a causa delle spese per le cure mediche. La donna rende partecipe il destinatario della lettera anche sulla difficoltà di trovarsi in un paese straniero, legata ai sacrifici che si devono compiere per potersi costruire un futuro migliore di quello a cui si sarebbe andati incontro restando in Italia, e alle umiliazioni subite, forse proprio in riferimento all’ostilità di parte del popolo svizzero nei confronti degli stranieri, che era esplosa in quegli anni.

Lettera di G., 20 anni indebitato
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Introduzione

G., l’autore di questa lettera del 1967, emigrato nel Cantone di Basilea Campagna, si trova in una situazione disperata. Nonostante sia molto giovane (ha 20 anni), si è fatto carico dei debiti contratti dai suoi genitori. La sua lettera porta l’attenzione su una delle cause tra le più diffuse dell’emigrazione, ovvero appunto la necessità di pagare dei debiti. Giuseppe, come parecchi suoi connazionali, era emigrato anche in Germania, prima di arrivare in Svizzera. Un altra tematica messa in evidenza da questo documento è quella degli incidenti sul lavoro, molto frequenti tra gli emigrati. Essi infatti, pur di guadagnare qualcosa, accettavano di svolgere anche gli incarichi più duri e pericolosi (quelli che gli Svizzeri non volevano fare), e gli infortuni erano dunque all’ordine del giorno.

Lettera di G., malata e madre di L. di 8 anni
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Introduzione

Chi scrive è G., madre di L., una bambina di 8 anni. Questa lettera, datata 2 febbraio 1967, mette in luce forse più di altre la drammaticità della situazione di alcuni emigranti. Troviamo infatti il tema della malattia (quella della donna, che si trova all’ospedale, ma anche quella di sua figlia), quello delle difficoltà economiche, ma non solo. La donna fa anche riferimento a uno dei disagi principali per gli emigranti, quello causato dalla lontananza dai propri cari. In questo caso i figli non hanno il permesso di restare in Svizzera con la madre, perché il padre non lavora nella Confederazione da tempo sufficiente da permettere il ricongiungimento familiare (accordo del 1964). 

Lettera di N., ragazza di 19 anni
CA Comitato Atis 7189 0 0 0 0

Introduzione

L’autrice di questa prima lettera è N., una ragazza di 19 anni, emigrata con tutta la sua famiglia nel Canton Argovia. Il documento non è datato, ma visto che è contenuto nella scatola numero 31 del fondo Cinquetti, le cui lettere sono state scritte quasi tutte tra il 1964 e il 1965, si presume che appartenga a quegli stessi anni. Un primo elemento importante messo in luce dalla scrivente è quello legato alle difficoltà economiche della famiglia, causate principalmente dalla morte di suo padre. I problemi di denaro sono messi in relazione, dalla giovane, al fatto di non poter acquistare beni che non fossero strettamente necessari. Nella sua lettera, N. accenna inoltre al freddo della Svizzera, che assieme alle difficoltà economiche, dovrebbe giustificare la richiesta di abiti che la cantante non usa più, presente nella seconda parte della lettera.

Manoscritto

Trascrizione

Cara Gigliola,

Prima di tutto scusami la mia brutta calligrafia, ora dunque sono una tua ammiratrice che mi piaci tanto e de per questo che mi rivolgo a te, o solo 19 anni e da un po di anni che mi trovo in Svizzera assieme la mia famiglia e siamo stati bene ma ora pultropo una disgrazia cia colpiti e morto mio patre e adesse la vorano mia mamma e la mia sorella più grande e io con le altre mie sorelle non possiamo lavorare perche siamo sotto età, e quello che guadagnano i miei bastano solo per mangiare e pagare la casa, non ci possiamo comprare niente non ci possiamo vestire cie stata una famiglia Svizzera che mia detto di schriverti e chiederti se ciai dei vestiti che non ti metti anche se sono sciupati della roba che tu non ti metti se cela manti la mia mamma la ciusta per noi. Gigliola ti prego non ti chiedo soldi solo ti chiedo della roba che tu non ti metti adesso qui vieni il freddo tu sai che in Svizzera fa molto freddo d’inferno e non abbiamo cosa metterci quinti se ci vuoi aiutare tenè saremo grati, o sembre sentito parla di te che sei tanto buona anche i Svizari dicono sempre che sei tanta buona e con chredo che sarai buona anche connoi.

Ora ti prego di mantarmi una tua foto ti abbraccio con affetto una tua ammiratrice.

Galleria fotografica dei manoscritti

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ATIS - INFORMAZIONI GENERALI

L'Atis, Associazione ticinese insegnanti di storia, è nata il 2 ottobre 2003 con l'obiettivo di riunire i docenti di storia della Svizzera italiana di tutti i gradi di scuola.

L'Associazione promuove la riflessione e il dibattito sull'insegnamento della storia e sulle diverse correnti storiografiche.

Difende la professionalità dell'insegnante di storia nell'ambito di una scuola sempre più messa sotto pressione dalle esigenze di una società dominata dalle leggi del rendimento economico.

Associazione ticinese degli insegnanti di storia - Questo indirizzo email è protetto dagli spambots. È necessario abilitare JavaScript per vederlo. - https://www.atistoria.ch