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La realtà dei bambini soldato
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In occasione della Giornata della memoria, lunedì 27 gennaio 2014 l'atis, in collaborazione con il Liceo cantonale di Lugano 1, Amnesty international e COOPIE Suisse organizza una riflessione sul tema dei bambini soldati con un testimone e cooperante internazionale.

Giornata della memoria 2011: Cronache della Svizzera italiana
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Per la giornata della memoria 2011  l’Associazione Ticinese degli Insegnanti di Storia ha voluto contribuire a questa ricorrenza, offrendo ad alcune scuole – e in serata al pubblico più vasto – alcune occasioni di riflessione dedicate alla storia delle popolazioni nomadi europee (Rom, Sinti, Jenish).

La Radio Svizzera di lingua italiana ha voluto dedicare a questa iniziativa un reportage di Daniela Giannini per la trasmissione "Cronache della Svizzera italiana"

Giornata della memoria 2011: Interventi degli ospiti
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Per la giornata della memoria 2011  l’Associazione Ticinese degli Insegnanti di Storia ha voluto contribuire a questa ricorrenza, offrendo ad alcune scuole – e in serata al pubblico più vasto – alcune occasioni di riflessione dedicate alla storia delle popolazioni nomadi europee (Rom, Sinti, Jenish).

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Come raggiungere il posto di ritrovo:

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Nel corso della sua esistenza, l'associazione ticinese degli insegnanti di storia ha organizzanizzato numerose attività. L'Atis ha dunque organizzato, con il sostegno di professionisti del campo della ricerca, incontri, conferenze, e uscite di studio. L'associazione vuole così promuove la discussione su temi storici specifici sensibilizzando gli insegnanti ad una visione differenziata e approfondita dell'analisi storica.

Con queste iniziative si intende avvicinare l'insegnante alle testimonianze del passato e alla loro utilizzazione concreta nell'insegnamento. Sono elencate di seguito le attività più recenti dell'atis

"L'Histoire c'est moi": itinerario didattico
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PRESENTAZIONE

L’esposizione multimediale “l’histoire c’est moi” prevede quattro spazi espositivi distinti. In un primo spazio, nell’atrio, vi sono dei pannelli esplicativi con tematiche sul periodo della Seconda guerra mondiale in Svizzera. Nella tenda si trova il caleidoscopio, con 64 sequenze di 6-8 minuti di altrettante interviste di testimoni del periodo, divise in quattro sezioni: vittime, conflitti, guerra e quotidianità. Ogni sezione contiene 16 interviste su tematiche specifiche relative alle singole sezioni. I visitatori, in questo caso gli allievi, possono schiacciare dei pulsanti per scegliere sezioni, tematiche e sequenze. Quelle che ricevono più voti potranno essere visionate. In un altro spazio, nell’atrio, si trovano le due postazioni interattive che permettono di visionare a gruppetti di tre, con delle cuffie, le 64 sequenze delle interviste. Infine in una saletta, che precede il patio della biblioteca, vi sono 21 documentari sul periodo, costruiti con immagini di archivio, integrando spezzoni delle interviste dei testimoni.

Questa struttura dell’esposizione si presta ad una visita interattiva e a piccoli gruppi. Gli spazi permettono la visita di una o due classi alla volta, al massimo. I temi toccati dall’esposizione anticipano il programma di quarta media, che ancora tra ottobre e dicembre non prevede che si affronti il tema della Seconda Guerra mondiale. L’itinerario è pensato proprio per una visita a piccoli gruppi di una o due classi di quarta media, con lo scopo di raccogliere delle informazioni da discutere in classe, al momento che secondo programma si affronterà il tema della Svizzera durante la Seconda guerra mondiale. I temi privilegiati per la raccolta delle informazioni sono: l’influenza del fascismo in Svizzera, la politica dei rifugiati, le relazioni con le potenze belligeranti e l’organizzazione della difesa del paese.

"L'Histoire c'est moi": i film
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Rassegna di filmati - La storia siamo noi

Un gruppo di registi svizzeri ha realizzato 22 cortometraggi di 15 minuti ciascuno utilizzando la ricchissima fonte costituita dalle 555 interviste raccolte da Archimob (archivi della mobilitazione).

I cineclub ticinesi ne presentano 17 in una rassegna dal titolo “La storia siamo noi”. Un titolo che invita quelli che assistono alla proiezione dei film a discutere, evocare i propri ricordi personali o episodi di cui hanno sentito parlare.

"L'Histoire c'est moi": Le conferenze
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RICORDARE / DIMENTICARE

Un ciclo di conferenze nell’ambito dell’esposizione

{xtypo_quote}"La storia di una nazione, come la storia degli individui, consiste più in ciò che si è dimenticato che non in ciò che si ricorda". Josif Brodskij{/xtypo_quote}

Giovedì, 27 ottobre 2005 - ore 20.30: "Traumi della memoria"
Remo Bodei - Università di Pisa
Una riflessione sulla memoria e l’oblio, un confronto delle voci e delle tracce di chi ha vissuto traumi collettivi quali la guerra.

Giovedì, 17 novembre 2005 - ore 20.30:"Liberare il tempo"
Un incontro tra Alberto Nessi, scrittore e Rosina Rossi, testimone del periodo della mobilitazione, sul tema delle fonti orali quale materiale letterario, esperienza di vita e riflessione sui ricordi.

Giovedì, 24 novembre 2005 - ore 20.30: "La costruzione della memoria nell’Italia repubblicana"
Luca Baldissara - docente e ricercatore all’Università di Pisa
Nicola Tranfaglia - professore all’Università di Torino.
Serata organizzata dall'Associazione ticinese insegnanti di storia.
I due storici affrontano il tema della memoria del fascismo e della seconda guerra mondiale nell’Italia repubblicana dalle sue origini ad oggi.

Giovedì, 1. Dicembre 2005 - ore 20.30: "Rileggere la Storia"
Prof. Jean-François Bergier
Dick Marty, Consigliere agli Stati
Moderazione: Aldo Sofia
Lo storico e il politico discutono dell’urgenza di una rilettura storica del periodo della seconda guerra mondiale.
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{xtypo_quote_right}"Padri e madri abbracciava i suoi figli che si sparivano sul fondo del mar"{/xtypo_quote_right} Secondo gli storici furono circa 26 milioni gli italiani che nel corso di cento anni (tra il 1870 e il 1976) decisero di partire alla ricerca di migliori condizioni di vita. Destinazione: il mondo intero, dagli Stati Uniti all'Argentina, ai paesi del Nord Africa; dall'Asia all'Europa, in Francia, Svizzera, Germania. Un immensa epopea popolare, drammatica e stupefacente, durata un secolo, che strappò i cittadini del nuovo Stato unitario (che ancora non si sentivano "italiani") alle loro famiglie, ai loro paesi d'origine e al loro contesto culturale. Contadini poveri, ancora legati al loro dialetto e al loro paese, partiti dal Nord al Sud, dal Veneto alle Puglie, passando per la Sicilia, buttati nella mischia dello sviluppo capitalistico e della modernità nei paesi più sviluppati. Dovettero fronteggiare difficoltà e cambiamenti enormi, adattarsi a condizioni di vita totalmente nuove, spesso da soli, lasciando mogli e figli a casa.

Un popolo in movimento, che nonostante i problemi affrontati trovò modo di lasciare traccia delle proprie avventure: la canzone popolare ci ha tramandato una parte dell'enorme bagaglio di storie e esperienze degli emigrati, una testimonianza formalizzata e diretta della partenza, del viaggio e della vita all'estero di milioni di italiani, ma anche di ticinesi, che a migliaia lasciarono la Svizzera per gli Stati Uniti, l'Australia e l'America latina.

Questi viaggiatori per necessità, tanto lontani da casa, dovettero trovare il modo di comunicare con i parenti, le mogli, i figli lontani e per farlo ricorsero alle lettere. Così l'esperienza migratoria ci ha lasciato uno straordinario patrimonio di letteratura popolare, rappresentata dalla corrispondenza degli emigranti, una miniera di informazioni e spunti per ricordare questa importante vicenda.

Lo spettacolo "Lo zio d'America voleva la barba fatta" (il titolo è tratto dalla "Tarantella dei baraccati", uno dei pezzi eseguiti) si basa proprio su questi due tipi di testimonianza della diaspora italiana: la canzone popolare e le lettere degli emigranti, per ricostruire alcune tappe di questa epopea proletaria. La musica e i testi permettono di fare un viaggio all'indietro nel tempo veicolato dall'emozione di parole scritte e cantate dagli stessi emigranti, accompagnate dalla proiezione di fotografie e da voci originali del tempo.

Lo spettacolo, della durata di circa un'ora, è strutturato in tre parti: la prima scandaglierà le ragioni della partenza, prendendo a prestito le parole di lettere e canzoni, come quella di Matteo Salvatore, straordinario cantautore e interprete della musica popolare pugliese, "Va lu bene mio", che narra la storia di un giovane partito per amore, per necessità, ma anche per desiderio di avventura.

La seconda parte dello spettacolo sarà dedicata al viaggio, spesso compiuto in terribili condizioni, a volte drammatico, degli emigranti verso la terra promessa. Una delle canzoni più conosciute e tristi che raccontano la traversata dell'Atlantico è "il Sirio", dal nome della nave che partì da Genova all'inizio del '900 e che non arrivò mai in Brasile; affondò al largo della coste spagnole.

"Padri e madri - dice la canzone - abbracciava i suoi figli / che si sparivano sul fondo del mar" e più di tante analisi storiche permette di cogliere il terribile rischio al quale gli emigranti si esponevano nel loro viaggio.

La terza parte di "Lo zio d'America voleva la barba fatta" sarà incentrata sulla vita degli emigrati nel Paese di adozione, segnata dal razzismo e dal rifiuto, ma anche da nuove solidarietà e amicizie, da fortuna e sfortuna, destini tragici o felici ricongiungimenti con la famiglia. In molti paesi gli italiani emigrati, tra i quali molti esuli politici, portarono la loro combattività e diedero un impulso importante nella creazione di esperienze solidaristiche, come cooperative di consumo, sindacati, associazioni, lasciando un segno duraturo nelle società di accoglienza.

"E con il sudore dei nostri italiani / abbiam costruito paesi e città", dice una delle più famose canzoni dell'emigrazione, che racconta anche dell'estrema precarietà delle condizioni di vita di tanti emigrati, costretti a stare "sui carri degli zingari".

Accanto alla lettura di epistolari dell'emigrazione e alle canzoni, durante lo spettacolo verranno proiettate anche immagini d'epoca: un viaggio attraverso una vicenda che ha segnato la storia d'Italia e che ha ancora molti insegnamenti da consegnare a chi si trova, oggi, confrontato alle migrazioni dal Sud del mondo. Allora gli emigranti italiani chiedevano condizioni di vita dignitose e accoglienza; lo stesso chiedono oggi i nuovi migranti.

 

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ATIS - INFORMAZIONI GENERALI

L'Atis, Associazione ticinese insegnanti di storia, è nata il 2 ottobre 2003 con l'obiettivo di riunire i docenti di storia della Svizzera italiana di tutti i gradi di scuola.

L'Associazione promuove la riflessione e il dibattito sull'insegnamento della storia e sulle diverse correnti storiografiche.

Difende la professionalità dell'insegnante di storia nell'ambito di una scuola sempre più messa sotto pressione dalle esigenze di una società dominata dalle leggi del rendimento economico.

Associazione ticinese degli insegnanti di storia - Questo indirizzo email è protetto dagli spambots. È necessario abilitare JavaScript per vederlo. - https://www.atistoria.ch