In questa categoria vengono riprodotte le prese di posizione dell'Associazione ticinese degli insegnanti di storia in particolare riguardo a fatti ed eventi di carattere scolastico e sociale accaduti nel Canton Ticino e in Svizzera.
Non si tratta di animare il dibattito politico, ma di ribadire ancora una volta il senso di responsabilità civile con cui, in quanto docenti, affrontiamo ogni giorno la nostra professione. Il nostro compito, come previsto da una recente legge approvata dal parlamento ticinese, ci spinge infatti a intensificare le attività di educazione alla cittadinanza e a privilegiare la pubblica e civile convivenza.
In questi anni l'atis si è sentita in dovere di intervenire:
- In difesa di un'educazione alla cittadinanza democratica e storica, contro l'iniziativa di introdurre una materia indipendente e con valutazione;
- In difesa di una scuola pubblica avente risorse adeguate per svolgere il suo lavoro educativo e didattico;
- In difesa dei diritti dell'uomo e contro ogni discriminazione a seguito di un articolo contro il popolo rom apparso sul settimanale Il Mattino della Domenica;
- In difesa dell'insegnamento della storia al momento della riduzione delle ore di storia alla Scuola Cantonale di Commercio di Bellinzona;
- In difesa della figura di Giovanni Orelli, narratore, poeta e docente.
- A sostegno dell'equa possibilità di accedere all'abilitazione all'insegnamento della storia all'ASP - DFA di Locarno;
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Lunedì 20 settembre 2010 il quotidiano "Il Giornale del Popolo" pubblica la notizia di un interrogazione al Consiglio di Stato da parte del deputato leghista Lorenzo Quadri.
Il Corriere del Ticino di lunedì 20 settembre 2010 pubblica in seconda pagina un intervento di Renato Martinoni, professore all'Università di San Gallo, dal titolo "Il consigliere di Stato e gli storici".
Domenica 19 settembre 2010 il settimanale della Lega dei Ticinesi "Il Mattino della domenica" pubblica un articolo in seconda pagina, a firma redazione, dal titolo "La carica dei fuchi di Stato!".
La lettera aperta indirizzata il 15 settembre 2010 al Consigliere di Stato avv. Marco Borradori ha aperto un dibattito mediatico che riportiamo in questa pagina.
Ribadiamo che l'Associazione ticinese degli insegnanti di storia si è sentita in dovere, in un momento di urgenza democratica come quello che stiamo vivendo, non solo come associazione di insegnanti, ma soprattutto come gruppo di cittadini, di assumere un ruolo critico e militante, non partigiano ma civile, che superi le questioni partitiche e che cominci seriamente a porre dei limiti alle derive di vario ordine, verbali e materiali, alle quali stiamo assistendo.
La risposta di Marco Borradori alla lettera aperta del comitato dell'Associazione degli insegnanti di storia è ripresa anche dal Giornale del Popolo nell'edizione di venerdì 17 settembre 2010.
Venerdì 17 settembre 2010 il quotidiano "La Regione Ticino" pubblica un'intervista in cui il consigliere di Stato Marco Borradori afferma di non condividere i toni del settimanale del suo movimento.
Domenica 12 settembre 2010 il settimanale della Lega dei Ticinesi "Il Mattino della domenica" pubblica un articolo in prima pagina, a firma Giuliano Bignasca e dal titolo «Rom: "Raus" o campi di lavoro», in cui si legge che «qualsiasi Rom pescato su territorio ticinese va immediatamente espulso se non risulta essere persona nota alla giustizia! Quelli che invece hanno già commesso reati, anche se minorenni, li mettiamo in un bel campo di lavoro come quelli che c'erano nei loro paesi d'origine!!».
La lettera aperta indirizzata all'avvocato Marco Borradori e la risposta del consigliere di Stato è oggetto di un servizio della Radio Svizzera di lingua italiana nella trasmissione "Cronache della Svizzera italiana" del 16 settembre 2010.
Il giorno seguente, venerdì 17 settembre 2010, la stessa trasmissione ospita la replica di Massimo Chiaruttini, membro del comitato dell'Associazione ticinese degli insegnati di storia, in cui vengono ribadite le ragioni dell'intervento dell'associazione e sono altresì denunciate in modo chiaro qualsiasi atto che contravvenga e leda la Costituzione e le leggi dello Stato e Repubblica del Canton Ticino, sia esso verbale o materiale.
Il comitato dell’Associazione ticinese degli insegnanti di storia si è sentito in dovere di prendere posizione di fronte all’articolo apparso domenica 12 settembre 2010 sulla prima pagina del Mattino della domenica.
Non si tratta di animare il dibattito politico, già acceso, ma di ribadire ancora una volta il senso di responsabilità civile con cui, in quanto docenti, affrontiamo ogni giorno la nostra professione. Il nostro compito, come previsto da una recente legge approvata dal parlamento ticinese, ci spinge infatti a intensificare le attività di educazione alla cittadinanza e a privilegiare la pubblica e civile convivenza.
E, in questo nostro delicato compito, ci aspettiamo il sostegno del mondo politico e, soprattutto, dei membri del governo cantonale, chiamati a difendere e a proteggere i valori su cui si basa la nostra Costituzione.
Per questa ragione il comitato ha deciso di scrivere una lettera aperta al Consigliere di Stato Marco Borradori per chiedergli di prendere pubblicamente le distanze dalle gravi affermazioni espresse dal giornale del movimento a cui appartiene.
Il comitato dell’atis ha inviato al Consigliere di Stato Borradori e alla stampa la seguente lettera (che trovate anche in allegato).
Preso atto che l’Alta Scuola Pedagogica di Locarno ha aperto le iscrizioni per la formazione dei docenti delle scuole medie e scuole medie superiori (Cfr Foglio Ufficiale N.40 – 16.5.2008), il comitato dell’Associazione ticinese degli insegnanti di storia ha costatato con stupore e profondo disappunto che dal corso di formazione organizzato dall’ASP sono state escluse numerose materie, tra cui la storia.