Il movimento partigiano nell'Ossola
In questa pagina vengono brevemente presentati il movimento di resistenza in Europa e la creazione della "Repubblica dell'Ossola".
La Resistenza
La Resistenza in Europa nel periodo tra il 1940 e il 1945 si caratterizza per una lotta popolare, politica e militare condotta nei paesi europei occupati dalle potenze dell'Asse. La diffusione su tutto il territorio europeo invaso e l'obiettivo comune di cacciare le truppe nazifasciste la qualificarono come Resistenza europea, pur nella specificità delle situazioni nazionali; nei paesi con un solido equilibrio politico e sociale, come Danimarca, Norvegia, Olanda, l'obiettivo di fondo era la liberazione nazionale e il ritorno all'ordine prebellico, mentre in altri la Resistenza assunse un carattere di lotta politica antifascista, rivoluzionaria e di classe (Iugoslavia, Francia, Grecia, Belgio e Polonia).
Carattere unificante della Resistenza europea fu, dopo una prima fase di attività di propaganda e di resistenza passiva, la nascita della guerriglia, alimentata soprattutto da giovani volontari, renitenti alla leva, prigionieri evasi. La forte carica di autonomia dei vari movimenti di resistenza creò talvolta problemi nei rapporti con gli alleati, che esercitarono un'azione di aiuto, ma anche di controllo.
Pur nel loro carattere continentale, i movimenti di resistenza ebbero singolarità nazionali. Nel brano seguente, l'Associazione Nazionale Partigiani d’Italia presenta i caratteri particolari del movimento italiano:
“La Resistenza italiana si inquadrò nel più vasto movimento di opposizione al nazifascismo sviluppatosi in tutta Europa, ma ebbe connotazioni particolari. Nei Paesi sconfitti militarmente e occupati dai nazifascisti (es. Francia, Belgio, Danimarca, Olanda, Norvegia, Grecia, Jugoslavia, Albania) la Resistenza costituì una seconda fase della guerra che li aveva coinvolti. L'Italia al contrario, sotto la guida dittatoriale del Fascismo era rimasta sino all'8 settembre 1943 alleata del Reich nazista di Hitler, e come tale aveva partecipato alla guerra di aggressione ed era stata a sua volta potenza occupante. Qui la Resistenza sorse quando – caduto il Regime Fascista il 25 luglio 1943 e firmato l'armistizio con gli Alleati, reso pubblico l'8 settembre dello stesso anno – le forze politiche antifasciste, che si erano riorganizzate, chiamarono il popolo a raccolta per cacciare i fascisti e i tedeschi. Questi ultimi avevano occupato in pochi giorni il Paese, disarmando e catturando in Italia e all’estero deportandoli poi nei lager, 700 mila soldati italiani. […]
Non si trattò, per l'Italia, di continuare una guerra perduta, bensì di cominciarne una nuova, una guerra di Liberazione sia dall’occupante tedesco che dai fascisti repubblichini.
Costituirono il movimento di Resistenza forze eterogenee, diverse tra loro per orientamento politico e impostazione ideologica, ma unite nel comune obiettivo di cacciare il nazifascismo e di conquistare la libertà. Attorno ad esse si riunirono persone diverse per età, censo, sesso, religione. […] I maggiori partiti antifascisti organizzati – Partito Comunista, Partito Socialista, Democrazia Cristiana, Partito d'Azione, Partito Democratico del lavoro, Partito Liberale – costituirono il CLN (Comitato di Liberazione Nazionale) cui venne attribuita la direzione politica della lotta e nel seno del quale i comitati militari assunsero la responsabilità dell'organizzazione delle forze che andavano raccogliendosi in città e in montagna.
Si trattò naturalmente, di uno sviluppo complesso e difficile, sovente frammentario; la spontaneità di molte iniziative, le condizioni di clandestinità e segretezza in cui si doveva operare, le difficoltà di collegamento, l'aleatorietà dei contatti, la scarsità di mezzi, i duri colpi inferti dai nazifascisti, tutto ciò mise a dura prova l'obiettivo delle forze patriottiche. I nazifascisti sin dall'inizio scardinarono centri politici e operativi, catturando e torturando membri e responsabili del movimento, e con estesi rastrellamenti attaccarono in montagna i primi nuclei armati e le prime bande partigiane.
Ciò malgrado, il movimento di Resistenza si consolidò e si estese […]. I nazifascisti si opposero […] con azioni di guerriglia e sabotaggi, scatenando brutalità disumane che colpirono le forze della libertà e le popolazioni civili: rappresaglie ed eccidi si moltiplicarono, vennero compiute vere e proprie stragi. […]
Vaste zone vennero sottratte nella primavera-estate del 1944 all'occupazione tedesca e fascista e sorsero "Zone Libere" quali l'Ossola, Montefiorino, le Langhe, la Val Trebbia, la Carnia, Pigna, nelle quali agirono governi democratici provvisori; ma esse non poterono reggere a lungo, poiché nei loro confronti i tedeschi scatenarono offensive pesantissime costringendo i partigiani ad abbandonare paesi e vallate per ripiegare sulle montagne. Qui vennero ancora attaccati ma senza averne ragione: già nei primi mesi del 1945 le formazioni partigiane tornarono alla piena efficienza e, ormai bene armate anche grazie ai "lanci" di armi effettuati via aerea dagli alleati, e propiziati dalla presenza nelle diverse zone di "missioni" alleate, furono in grado di riprendere l'offensiva che nell'aprile 1945 andò sempre più intensificandosi e che, fondendosi con il piano insurrezionale predisposto dal CLN, consentì di liberare le maggiori città del Nord prima ancora dell'arrivo della V Armata statunitense e dell'VIII Armata britannica.”
La “Repubblica” dell’Ossola
Come illustrato sopra, nel 1944 alcune zone riuscirono a liberarsi dall’occupazione nazifascista e tra queste vi è l’Ossola. Alcuni estratti riportati di seguito permettono di capire come nacque la Resistenza in questa zona e quali furono le sue caratteristiche.
Il primo estratto è stato scritto da Ettore Tibaldi (1887-1968). Tibaldi, medico e militante del partito socialista, ricevette una decorazione al valore militare durante la prima guerra mondiale. Le sue idee socialiste lo portarono ad autoconfinarsi a Domodossola e organizzò con altri l'insurrezione operaia e partigiana di Villadossola, repressa nel sangue dai nazifascisti. Riparato in Svizzera, rientrò a Domodossola dopo la liberazione e fu presidente della Giunta Provvisoria di Governo.
“Sino dall’inizio del movimento partigiano […] iniziatosi in Ossola immediatamentedopo il 9 settembre 1943, si era pensato, data la ubicazione geografica e le molteplici frontiere con la Svizzera, di poter costituire in questo cuneo di terra italiana […] unforte contingente armato, che effettivamente si costituì, favorito oltrechè dal numero imponente di sbandati del disciolto esercito, anche dalla favorevole circostanza che al Movimento di Liberazione nazionale in loco, avevano immediatamente aderito, coi comandi, la totalità del corpo di Finanza, ottimamente armati, il Comando dei Carabinieri di Domodossola con quasi tutte le stazioni e i presidi dislocati nella zona, e buona parte del Corpo delle Guardie Forestali.”
La Resistenza, nell’Ossola, si sviluppò quindi subito dopo l’occupazione nazista e, benché i fatti più significativi ebbero luogo tra settembre e ottobre del 1944, alcuni avvenimenti si svolsero precedentemente, come la rivolta di Villadossola nel 1943 e il rastrellamento della Valgrande nel giugno del 1944, seguito dal massacro di Fondotoce (20 giugno 1944). Inoltre, alcune città vennero liberate prima del 9 settembre 1944 (2 settembre: Canobbio; 9 settembre: Piedimulera), data di nascita della “Repubblica”, poiché in quel giorno venne negoziata la resa delle truppe naziste e fasciste di Domodossola. La città divenne capitale della zona liberata.
Il 10 settembre venne istituita la Giunta Provvisoria di Governo, che amministrò il territorio liberato. Era un’amministrazione civile e non partigiana composta da sette
commissari. Della liberazione e della Giunta ricorda Tibaldi:
“Il rapido succedersi degli avvenimenti e soprattutto la supervalutazione da parte dei nazi-fascisti delle forze partigiane, particolarmente attivi nell’Ossola nell’estate del 1943, fecero precipitare la situazione e l’Ossola venne liberata prima del tempo previsto. Ma non per questo fu improvvisazione la costituzione della Giunta Provvisoria di Governo, già pensata e prevista in conseguenza della Liberazione dell’Ossola. […] Parallela alla preoccupazione militare fu quella di dare un esempio di come gli italiani, liberatisi per esclusiva forza loro, sapessero amministrarsi, attraverso un libero Governo, dando prova dalle capacità a democraticamente reggersi.”
In tutto il territorio, inoltre, c’erano numerose brigate partigiane: « Valdossola », « Val Grande Martire », « Piave », « Beltrami », « Valtoce » e dei distaccamenti « Garibaldi » e « Matteotti ».Sia i partigiani che la Giunta speravano di ricevere l’aiuto degli alleati, pertanto non lo ricevettero e di conseguenza la vita di questa “Repubblica” fu molto breve. All’inizio di ottobre, in effetti, i nazisti e i fascisti pianificarono la riconquista per un duplice motivo: la zona era strategicamente importante a causa della presenza del tunnel del Sempione e una zona libera in territorio nazista era negativa per l’immagine. I tedeschi
attaccarono il 9 ottobre e seguirono numerose battaglie. Il 12 ottobre persero la vita Alfredo Di Dio, comandante della divisione « Valtoce » e Attilo Moneta, comandante della Guardia Nazionale. In quegli stessi giorni venne evacuata Domodossola poiché i nazisti cercarono di riconquistarla, come ricorda Franco Fortini (1917-1994), saggista, poeta e critico letterario italiano che durante la guerra passò alla resistenza e prese parte alla “Repubblica” dell’Ossola:
“«Stanno avanzando a destra e a sinistra della strada» ci dice un ufficiale. Ha una strana pronuncia. È inglese, evaso da San Vittore, da tempo si batte con i partigiani. “Andate a dire alla Giunta di sgomberare Domo. Impossibile tenere” […] Un ufficiale ci viene incontro, con la mano destra tenuta a mezz’aria, rossa di sangue e sporca di fango. Una decina d’uomini: è l’ultima pattuglia. Sono sfiniti, bagnati fino alle ossa. Il capitano F. ci parla concitatamente: “Son da tre giorni senza mangiare e da tre notti senza dormire. Non ne posso più. Andate a dire che sgombrino Domodossola”. Alza la voce: “Ma subito. Non avete tempo d perdere.”
Benché la “Repubblica” non ricevette aiuto da parte alleata, ottenne l’aiuto dei ticinesi e dei vallesani, poiché la zona si trova incassata tra le due frontiere. Dopo l’attacco nazifascista, buona parte della popolazione si rifugiò quindi in Svizzera. La lotta partigiana continuò nelle valli e, il 18 ottobre 1944, ebbe luogo la battaglia dei Bagni di Craveggia, che rischiò di sfociare su suolo ticinese, poiché un partigiano venne ucciso quando già si trovava in Svizzera. Il periodo di indipendenza terminò il 22 ottobre quando la Giunta Provvisoria di Governo e molti partigiani ripiegarono in Ticino attraverso il Passo del San Giacomo. Il Cantone negli ultimi mesi di guerra ebbe un ruolo rilevante sia per le attività di spionaggio sia per l’appoggio alla Resistenza. In questo contesto, la “Repubblica” costituì un episodio unico in cui l’aiuto fornito dai ticinesi, che si sentivano più prossimi 6/32 alle vicende per via della vicinanza con la provincia italiana, rischiò sovente di oltrepassare i limiti consentiti dalla legge. Ripensando agli avvenimenti dell’Ossola, Piero Malvestiti (1899-1964), combattente decorato della Prima guerra mondiale e antifascista cattolico che prese parte alla guerra di liberazione e al governo dell’Ossola, ricorda:
“Ancor oggi la “Repubblica di Domodossola” […] costituisce l’eventus che ha caratterizzato – quale che sia stata la sua importanza militare – un poco tutta la Resistenza italiana […] Ben a ragione il Capo del Governo italiano, on. Bonomi, scriveva in quei giorni da Roma che i Patrioti della Valdossola “sono il simbolo dell’eroismo che pervade tutto il popolo italiano della battaglia per la sua redenzione”. […] La “Repubblica di Domodossola” prefigurava l’Italia di domani, ed era soprattutto un’aspra condanna e una sfida irriducibile. Paradossale, mentre il nazismo era ancora in Norvegia, in Danimarca, in Russia, in Olanda, nel Belgio in Francia, nell’Europa centrale, nei Balcani, in Grecia, in Italia, paradossale e assurdo che un pugno di uomini osasse sfidarlo al punto da istituire una «Giunta Provvisoria di Governo»”
Frontiere della « Repubblica » dell’Ossola
Corriere del Ticino, 3.10.1969, « Venticinque anni fa : la Repubblica partigiana
dell’Ossola »
Tutti gli estratti citati sono stati tratti da: Filippo FRASSATI (dir.), La Repubblica dellOssola, settembre – ottobre 1944, Gavirate : Laghi Arti Grafiche s.r.l., 2004 (19591), 302 p.
Scarica il capitolo «La “repubblica” dell’Ossola» di Paolo Bologna estratto dal volume «Terra d'Ossola».