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Progettare o programmare?

Progettare o programmare?

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Il lato più oscuro e gravoso dell’insegnamento della storia è certamente la progettazione didattica.

In questa fase l’insegnante si trova a dover dare forma pratica agli assunti programmatici esposti nei vari piani di studi: per il docente di storia è facile cadere nella tentazione storicista di affrontare gli argomenti attraverso una semplice processione cronologica, in cui l’apprendimento di ogni argomento è necessario per comprenderne il successivo.

Questa impostazione, con l’esperienza, si rileva deludente: di fronte alle imposizioni pratiche dell’insegnamento, la scelta cronologica porta spesso alla necessità, dettata dalla scarsità di tempo a disposizione, di effettuare proprio il taglio di quegli argomenti che, essendo a noi cronologicamente più vicini, rappresentano la ragione ultima di tutta la programmazione annuale.

Per sfuggire tale pericolo occorre liberarsi di questa tentazione storicista. Il punto di partenza indispensabile «è la consapevolezza che non si può fare tutto. […] Prendiamo dunque atto che non si può – e nemmeno si deve – fare tutto, che il docente è libero di scegliere. In campo storico ad esempio, prendiamo atto che il tutto non esiste» (G. Angelozzi, C. Casanova, La Storia a scuola. Proposte per la didattica e l’insegnamento superiore. Roma, Carocci). Acquisire coscienza dell’impossibilità di insegnare tutta la storia, implica dunque la consapevolezza che la progettazione didattica rappresenta un’opportunità per l’insegnante di fare una scelta non casuale, non estemporanea, ma dettata da obiettivi più precisi e legata a un progetto di più ampio respiro.

In questa prospettiva, il docente affronta quei temi che, all’interno del piano di formazione, possano aprire meglio di altri alla comprensione dei concetti essenziali di un periodo storico, della loro evoluzione nel tempo e della loro presa sul presente. Non si tratta di abbandonare del tutto l’ottica storicistica: al contrario, l’obiettivo non è quello di abbracciare una pura progettazione modulare, ma è di rivalutare la periodizzazione storica, proponendo unità didattiche cronologiche, al cui interno gli studenti possano però scorvi l’evoluzione o la regressione di concetti e temi che, confrontati e analizzati di volta in volta, aprano un confronto con il loro vissuto e la loro crescita personale, dando un senso e un significato allo studio della storia.

Ponendo l’accento sul processo di mediazione e sulla necessità di una selezione dei contenti, diviene essenziale il lavoro di progettazione.  espressamente il termine “progettazione” e non “programmazione”, perché considero inspensabile differenziare i due termini.

Innanzitutto il programma, secondo la sua stessa etimologia, è «cio che è scritto prima», cioè è «l’enunciazione scritta di ciò che è necessario fare o che ci si propone di fare».

A questo proposito, un “programma” è essenzialmente il piano degli studi di storia per le medie superiori. Per intendere il lavoro di mediazione e di selezione dei contenuti operato dal docente, è preferibile puntare sul termine “progetto” o “curricolo”. Il termine progetto, che letteralmente significa “gettare avanti” rende meglio l’idea di una prima rappresentazione, dell’abbozzo di attività che deve essere poi verificato sul terreno, mentre “curricolo” rimanda alla “corsa” al “percorso” svolto, soprattutto dal punti di vista di chi, come gli studenti, questo percorso lo compie. 

L’insegnamento è, di sua natura, un lavoro artigianale. Cioè si compie sul campo, nelle aule, in condizioni che, lezione per lezione, possono variare notevolmente. Per questa ragione credo poco nel programma stilato ad inizio anno e nella effettiva possibilità di realizzarlo. Il programma può essere al massimo un progetto, che varia nel corso dell’anno a dipendenza delle esigenze e delle risposte degli studenti, i quali, d’altra parte, devono avere una certa voce in capitolo nella scelta del progetto che intendono intraprendere. Solo una volta concluso diventa, in fondo, curricolo, percorso svolto effettivamente, recepito in modo diverso da ogni singolo allievo o classe. 

Il curricolo può e deve diventare a sua volta progetto per il successivo anno scolastico. Il lavoro di progettazione è dunque un’attività sempre in fieri che trova il suo essere nella sperimentazione e nell’elaborazione continua. Il circolo, in questo caso, è virtuoso: perché solo con l’esperienza si elaborano progetti più consoni agli obiettivi previsti e alle effettive capacità degli studenti, solo insegnando s’impara a concepire quella conoscenza della disciplina che permette di enucleare dalla storia le tematiche più pertinenti, le persistenze storiche.

Non si può concepire al primo anno di insegnamento un programma. Si possono seguire le indicazioni del piano di studi ed elaborare, giorno dopo giorno, un progetto che possa poi trovare la sua applicazione pratica. L’esperienza che presento è dunque un percorso progettato lungo la strada, valutandone ad ogni tappa gli aspetti negativi o positivi. In seguito come punto di partenza di un programma, che però anche questo subirà una continua evoluzione.

ATIS - INFORMAZIONI GENERALI

L'Atis, Associazione ticinese insegnanti di storia, è nata il 2 ottobre 2003 con l'obiettivo di riunire i docenti di storia della Svizzera italiana di tutti i gradi di scuola.

L'Associazione promuove la riflessione e il dibattito sull'insegnamento della storia e sulle diverse correnti storiografiche.

Difende la professionalità dell'insegnante di storia nell'ambito di una scuola sempre più messa sotto pressione dalle esigenze di una società dominata dalle leggi del rendimento economico.

Associazione ticinese degli insegnanti di storia - Questo indirizzo email è protetto dagli spambots. È necessario abilitare JavaScript per vederlo. - https://www.atistoria.ch