L'insegnamento della storia
L'insegnamento nella scuola è stato per lungo tempo contraddistinto dalla prevalenza della quantità sulla qualità. Il nozionismo e il ruolo passivo degli allievi hanno però lasciato a poco a poco lo spazio a un insegnamento che da più importanza alla comprensione dei grandi fenomeni storici e che si basa su un ruolo più attivo degli studenti.
Porre l'accento su di un ruolo più attivo degli studenti nell' apprendimento della storia ha voluto dire abituare gli stessi allievi a un rapporto diretto e critico con le fonti primarie. Un'analisi critica delle fonti, seriamente guidata dal docente, permette all'allievo di crearsi una coscienza e una competenza propria, indipendente e attiva.
Questo cambiamento è corso parallelo alla diversa rilevanza che gli stessi storici hanno dato alla finalità e all'essenza della loro disciplina. L'emergenza della scuola «des Annales» e, in seguito, della «Nouvelle histoire» ha infatti contribuito a rilanciare questo cambiamento e a rifondare la componente civica della storia.
Secondo lo storico Fernand Braudel, per esempio, per formare dei cittadini coscienti, era utile spiegare la realtà delle forze profonde, specialmente economiche, che nella lunga durata governano l'evoluzione sociale.
Questi due aspetti - il creare, tramite la critica storica, dei cittadini coscienti e lo studio dei fenomeni storici - non devono però scontrarsi tra loro. Al contrario, essi devono agire in simbiosi.
La mancanza di una delle due componenti della finalità civica dell'insegnamento della storia può infatti trasformare questa disciplina "catechetica o catechetizzante". Come ben sottolinea Riccardo Neri, nel suo saggio "Insegnare la storia nella scuola media" edito dalla casa editrice La Nuova Italia:
Il senso critico e lo studio dei fenomeni storici rappresentano dunque la specificità di un insegnamento democratico della storia. Come già l'aveva rilevato alla fine del diciannovesimo secolo lo storico francese Charles Seignobos, il senso critico applicato alla storia rende l'allievo, da un lato, capace di comprendere meglio la società e i rapporti che intercorrono tra i suoi individui e, dall'altro, abile a capire quali sono i meccanismi della partecipazione istituzionale e le basi del consenso politico.
«L'histoire étudie des événements humains, où sont engagés des hommes vivant in société. Comment l'étude des société peut-elle être un instrument d'éducation politique ? [...] L'histoire étudie des faits passés qu'on n'a plus les moyens d'observer directement, elle les étudie par une méthode indirecte qui lui est propre, la méthode critique. Comment l'habitude de la méthode critique peut-elle être appliquée à l'éducation politique?
L'acquisition des notions fondamentales de la politique et l'habitude de se servir avec précision du vocabulaire politique rendent l'élève beaucoup plus apte à comprendre une société, c'est-à-dire à apercevoir les rapports qui unissent entre eux les hommes qui la forment. [...]L'homme instruit par l'histoire sait que la société peut être transformée par l'opinion, que l'opinion ne se modifiera toute seule et qu'un seul individu est impuissant à la changer. Mais il sait que plusieurs hommes, opérant ensemble dans le même sens, peuvent modifier l'opinion. Cette connaissance lui donne le sentiment de son pouvoir, la conscience de son devoir et la règle de son activité, qui est d'aider à la transformation de la société dans le sens qu'il regarde comme le plus avantageux».