MEDIATECA
Per l'Associazione ticinese degli insegnanti di storia la programmazione didattica deve avvalersi di tutte le fonti documentarie possibili.
Per questa ragione, in particolar modo per l'insegnamento del XX secolo, l'atis crede che l'uso critico e analitico di fonti multimediali, orali o filmate, possano portare alla sperimentazione didattica un apporto importante e arricchente.
In questa pagine vengono presentati - divisi in 10 puntate - i momenti salienti della vita di Galileo Galilei (1564-1642). La visione del fimato permette di introdurre il tema della Rivoluzione scientifica.
Puoi trovare un'unità didattica dedicata alla Rivoluzione scientifica nella sezione "Storia Moderna" dell'Archivio.
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Durante la seconda guerra mondiale la cittadina di Chiasso fu più volte toccata da vicende belliche. In particolare, oltre al continuo afflusso di profughi, vi furono alcuni attacchi effettuati per errore a danno della stazione ferroviaria.
Il momento più drammatico fu il tentativo di una colonna militare tedesca in ritirata di attraversare la frontiera il 27 e 28 aprile 1945.
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Sabato 27 marzo l'Associazione ticinese degli insegnanti di storia ha organizzato un'uscita sulla Linea Cadorna nel comune di Marzio. L'uscita è abbinata a un pranzo e, nel primo pomeriggio, alla presentazione del volume "La frontiera contesa" di Roberto Sala e Maurizio Binaghi.
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In occasione del dibattito "Democrazia" organizzato dalla Fondazione Corriere della sera l'8 maggio 2008 riprendiamo da Youtube un intervento di Luciano Canfora sulla parola democrazia.
Su questo tema Luciano Canfora ha pubblicato il volume "La democrazia. Storia di un’ideologia", edito da Laterza nel 2006.
La tesi di Canfora è che, sin dalla Grecia antica, i concetti di democrazia e libertà si siano trovati in conflitto. Ciò è ancor più vero, a suo avviso, nel mondo attuale, in cui al trionfo della libertà individuale corrisponderebbe un grave deperimento dei principi democratici.
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Adriano Prosperi parla dell'infanticidio nell'epoca moderna a partire da un caso concreto accaduto a Bologna nel 1709. Un fosco caso di infanticidio diventa crocevia di un acceso dibattito in cui principi teologici, morali e scientifici si scontrano intorno all'essenza della vita e alla natura dell'anima. Che cosa è possibile conoscere di chi resta ai margini della società o vi si affaccia solo per il tempo brevissimo di una nascita subito seguita dalla morte? Questa domanda antica è alla luce della storia di una donna, processata per infanticidio, e di suo figlio. Fissare l'attimo iniziale della vita fu il problema su cui si vennero progressivamente concentrando conoscenza scientifica e dottrine religiose.
La vicenda di Lucia rimanda a quelle di moltissime donne dell'epoca sua, il suo caso si situa nel quadro delle concezioni dell'identità umana e dei rituali elaborati per fissare i confini tra i vivi e i morti. La sorte sua e quella di suo figlio appaiono cosí inestricabilmente legate al modo in cui quella cultura risolse un problema antico e ricorrente nella storia delle nostre civiltà: se esista e in che cosa consista la speciale natura dell'essere umano.
Jacques Le Goff, il celebre medievista, spiega la sua concezione della storia attraverso il suo racconto biografico.
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La singolare esperienza di Mario Ferro viene qui descritta dalla sua stessa voce: la tradizione risorgimentale che lo spinge all'antifascismo, la militanza comunista, l'esilio, la lotta partigiana, l'esecuzione di Mussolini.
Nella pacata ma lucida voce di Mario Ferro l'epopea di una parte d'Italia che non si piegò mai al fascismo.
La vita quotidiana a Lugano e nel Canton Ticino durante il secondo conflitto mondiale. Testimonianza dello storico, insegnante e giornalista Mario Agliati letta da Silvano Montanaro. La testimonianza di Agliati è accompagnata dai discorsi del consigliere federale ticinese Giuseppe Motta.
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Nedo Fiano, nato il 22 aprile 1925, al momento della promulgazione delle leggi razziali viveva a Firenze. Venne arrestato da italiani il 6 febbraio del 1944, rinchiuso nel carcere di Firenze, quindi da lì condotto al campo di Fossoli. Deportato ad Auschwitz il 16 maggio del 1944 assieme alla sua famiglia (11 persone in tutto), fu l’unico superstite. Fu liberato a Buchenwald, dove le SS in fuga lo avevano trasferito alla fine della guerra.
Elvezio Binaghi, nato nel 1910 a Monte (Valle di Muggio, Svizzera), si trova mobilitato sul confine italo-svizzero durante la seconda guerra mondiale. Il suo servizio attivo lo svolge sulle creste alpine a guardia delle frontiera svizzera in un territorio da secoli contrassegnato dal contrabbando: suoi sono gli incontri con staffette partigiane e rifugiati dopo l'8 settembre 1943.
L'intervista a Elvezio Binaghi può essere vista anche sul canale Youtube dell'atis: www.youtube.com/atistoria