Giornata della memoria 2019: nativi americani
Congressi
Memoriav, l' Associazione per la salvaguardia del patrimonio audiovisivo della Svizzera (http://it.memoriav.ch), organizza il suo colloquio annuale sul tema "Le fonti audiovisive fanno scuola". L'atis, l'Associazione ticinese degli insegnanti di storia è stata invitata ad esporre la sua esperienza.
Il gruppo "Collettivo del Brumaio" è così composto:
Ulrich Sandner
Dopo varie esperienze in gruppi locali suona dal 1998 in un gruppo di musiche popolari del sud Italia, gli Alì'nghiastre. Contemporaneamente porta avanti un progetto musical-teatrale con il gruppo Urlaubu proponendo musiche e testi originali legati a classici della letteratura (Moby Dick, Don Chisciotte). Polistrumentista, suona chitarra, violino e mandolino.
Sara Giovinazzi
Voce del gruppo di musica popolare Alì'nghiastre, suona chitarra, chitarra battente, organetto e percussioni. Insegna percussioni a cornice a Trento ed è membro del gruppo musical-teatrale Urlaubu.
Eleonora Mattevi
Fisarmonicista del gruppo Urlaubu lega le proprie composizioni alla passione del tango, fondendo capacità tecnica ed estro musicale.
Mattia Pelli
Storico di formazione, giornalista per professione e cantante per passione, è stato introdotto fin da piccolo dal padre - interprete della canzone sociale nel corso degli anni '70 - alla musica popolare italiana.
Risorse atis
Concerti
Il gruppo italiano di canzoni popolari “Collettivo del Brumaio” presenta uno spettacolo composto da dieci canzoni del repertorio resistenziale, intercalate da letture di spezzoni di testi – romanzi o memorie – sulla Resistenza e dalla proiezione di immagini fotografiche d'epoca.
{xtypo_quote_right}"Padri e madri abbracciava i suoi figli che si sparivano sul fondo del mar"{/xtypo_quote_right} Secondo gli storici furono circa 26 milioni gli italiani che nel corso di cento anni (tra il 1870 e il 1976) decisero di partire alla ricerca di migliori condizioni di vita. Destinazione: il mondo intero, dagli Stati Uniti all'Argentina, ai paesi del Nord Africa; dall'Asia all'Europa, in Francia, Svizzera, Germania. Un immensa epopea popolare, drammatica e stupefacente, durata un secolo, che strappò i cittadini del nuovo Stato unitario (che ancora non si sentivano "italiani") alle loro famiglie, ai loro paesi d'origine e al loro contesto culturale. Contadini poveri, ancora legati al loro dialetto e al loro paese, partiti dal Nord al Sud, dal Veneto alle Puglie, passando per la Sicilia, buttati nella mischia dello sviluppo capitalistico e della modernità nei paesi più sviluppati. Dovettero fronteggiare difficoltà e cambiamenti enormi, adattarsi a condizioni di vita totalmente nuove, spesso da soli, lasciando mogli e figli a casa.
Un popolo in movimento, che nonostante i problemi affrontati trovò modo di lasciare traccia delle proprie avventure: la canzone popolare ci ha tramandato una parte dell'enorme bagaglio di storie e esperienze degli emigrati, una testimonianza formalizzata e diretta della partenza, del viaggio e della vita all'estero di milioni di italiani, ma anche di ticinesi, che a migliaia lasciarono la Svizzera per gli Stati Uniti, l'Australia e l'America latina.
Questi viaggiatori per necessità, tanto lontani da casa, dovettero trovare il modo di comunicare con i parenti, le mogli, i figli lontani e per farlo ricorsero alle lettere. Così l'esperienza migratoria ci ha lasciato uno straordinario patrimonio di letteratura popolare, rappresentata dalla corrispondenza degli emigranti, una miniera di informazioni e spunti per ricordare questa importante vicenda.
Lo spettacolo "Lo zio d'America voleva la barba fatta" (il titolo è tratto dalla "Tarantella dei baraccati", uno dei pezzi eseguiti) si basa proprio su questi due tipi di testimonianza della diaspora italiana: la canzone popolare e le lettere degli emigranti, per ricostruire alcune tappe di questa epopea proletaria. La musica e i testi permettono di fare un viaggio all'indietro nel tempo veicolato dall'emozione di parole scritte e cantate dagli stessi emigranti, accompagnate dalla proiezione di fotografie e da voci originali del tempo.
Lo spettacolo, della durata di circa un'ora, è strutturato in tre parti: la prima scandaglierà le ragioni della partenza, prendendo a prestito le parole di lettere e canzoni, come quella di Matteo Salvatore, straordinario cantautore e interprete della musica popolare pugliese, "Va lu bene mio", che narra la storia di un giovane partito per amore, per necessità, ma anche per desiderio di avventura.
La seconda parte dello spettacolo sarà dedicata al viaggio, spesso compiuto in terribili condizioni, a volte drammatico, degli emigranti verso la terra promessa. Una delle canzoni più conosciute e tristi che raccontano la traversata dell'Atlantico è "il Sirio", dal nome della nave che partì da Genova all'inizio del '900 e che non arrivò mai in Brasile; affondò al largo della coste spagnole.
"Padri e madri - dice la canzone - abbracciava i suoi figli / che si sparivano sul fondo del mar" e più di tante analisi storiche permette di cogliere il terribile rischio al quale gli emigranti si esponevano nel loro viaggio.
La terza parte di "Lo zio d'America voleva la barba fatta" sarà incentrata sulla vita degli emigrati nel Paese di adozione, segnata dal razzismo e dal rifiuto, ma anche da nuove solidarietà e amicizie, da fortuna e sfortuna, destini tragici o felici ricongiungimenti con la famiglia. In molti paesi gli italiani emigrati, tra i quali molti esuli politici, portarono la loro combattività e diedero un impulso importante nella creazione di esperienze solidaristiche, come cooperative di consumo, sindacati, associazioni, lasciando un segno duraturo nelle società di accoglienza.
"E con il sudore dei nostri italiani / abbiam costruito paesi e città", dice una delle più famose canzoni dell'emigrazione, che racconta anche dell'estrema precarietà delle condizioni di vita di tanti emigrati, costretti a stare "sui carri degli zingari".
Accanto alla lettura di epistolari dell'emigrazione e alle canzoni, durante lo spettacolo verranno proiettate anche immagini d'epoca: un viaggio attraverso una vicenda che ha segnato la storia d'Italia e che ha ancora molti insegnamenti da consegnare a chi si trova, oggi, confrontato alle migrazioni dal Sud del mondo. Allora gli emigranti italiani chiedevano condizioni di vita dignitose e accoglienza; lo stesso chiedono oggi i nuovi migranti.
Lo storico medievista Franco Cardini è stato ospite della Radio Svizzera di lingua italiana dal 23 al 26 novembre 2009 nell'ambito della trasmissione "Laser".
Alcune osservazioni per l'ascolto del concerto:
(1) Per scaricare le tracce premere con il tasto destro del mouse l'immagine "Download" a fianco e selezionare "Salva destinazione con nome...".
(2) Sono disponibili altri podcast sul sito della Radio Svizzera di lingua italiana
Alcune osservazioni per l'ascolto del concerto:
(1) Per scaricare le tracce premere con il tasto destro del mouse l'immagine "Download" a fianco e selezionare "Salva destinazione con nome...".
(2) I discorsi del consigliere federale Giuseppe Motta sono originali.
(3) La testimonianza di Mario Agliati, a causa del cattivo stato della fonte audio originale, è stata riletta da Silvano Montanaro e Anna Binaghi.
(4) Nello speciale "La Guerra e la Svizzera" sono disponibili materiali didattici sulla testimonianza di Mario Agliati e sulla vita in Svizzera durante la guerra.
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Rosario Talarico, nato a Viganello nel 1956, è attualmente professore al Liceo Cantonale di Lugano 1 e ricopre la carica di esperto di storia per le scuole medie del Canton Ticino. Laureato a Milano nel 1983, ha pubblicato nel 1988 per le edizioni della Fondazione Pellegrini-Canevascini il libro "Il Cantone malato. Igiene e sanità pubblica nel Ticino dell'Ottocento". Autore di vari saggi sulla storia della sanità e dell'igiene pubblica, editi su riviste e collane, ha partecipando alla realizzazione della nuova Storia del Canton Ticino curata da Raffaello Ceschi e pubblicata nel 200.
Luca Baldissara, laureato in Storia contemporanea presso l’Università di Bologna, ha conseguito il dottorato di ricerca all’Università degli Studi di Roma “La Sapienza”. Ricercatore e docente di Storia contemporanea all’Università di Pisa, è tra i fondatori della rivista Novecento. Rassegna di storia contemporanea; è inoltre redattore di Le carte e la storia e Il mestiere di storico (Annali della Sissco). Tra le sue pubblicazioni dedicate alla seconda guerra mondiale si segnala l’importante Atlante storico della Resistenza italiana (2000).
Nicola Tranfaglia, ordinario di Storia contemporanea all’Università di Torino, di cui è stato a lungo Presidente della facoltà di Lettere, é tra i più rappresentativi storici italiani. Editorialista dell’Unità, collaboratore del settimanale L’Espresso, condirettore della rivista Studi Storici e membro del comitato scientifico della Fondazione Nazionale Antonio Gramsci. Ha pubblicato, tra l’altro: Dallo Stato liberale al regime fascista (1973), Labirinto italiano (1989), La prima guerra mondiale e il fascismo (1995), Un passato scomodo. Fascismo e postfascismo (1996), L’Italia repubblicana e l’eredità del fascismo (2001), Come nasce la Repubblica. La mafia, il Vaticano e il neofascismo nei documenti americani e italiani 1943-1947 (2004).