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Un estratto del diario manoscritto di Clelia Della Pergola

Presentazione del libro "Da Mantova alla Svizzera. In fuga per la salvezza"

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Presentazione del libro "Da Mantova alla Svizzera. In fuga per la salvezza"

Conferenze

Data della conferenza
Settembre 17, 2019
Luogo della conferenza
Biblioteca cantonale di Bellnzona
Ora della conferenza
18.30
Primo relatore
Secondo relatore
Silvana Calvo
Terzo relatore
Alessandro Vivanti

Martedì 17 settembre 2019, alle ore 18.30, si è tenuta alla Biblioteca cantonale di Bellinzona la presentazione del libro "Da Mantova alla Svizzera. In fuga per la salvezza". Ne hanno discusso: Maurizio Binaghi, presidente dell’Associazione ticinese degli insegnanti di storia; Silvana Calvo, ricercatrice; Roberto Cazzola, scrittore; Alessandro Vivanti, curatore del volume.

Lettura scenica di Margherita Coldesina.

Introdurrà la serata Stefano Vassere, direttore della Biblioteca cantonale di Bellinzona.

Il recente volume di Alessandro Vivanti, "Da Mantova alla Svizzera. In fuga per la salvezza" (Torino, Silvio Zamorani editore, 2019) raccoglie i diari di Corrado Vivanti e di sua madre Clelia Della Pergola a partire dal 1938, anno delle leggi antiebraiche, fino al riparo in Svizzera. Il libro, che costituisce un nuovo tassello per la conoscenza delle relazioni tra Italia e Svizzera durante la Seconda guerra mondiale, permette, a oltre ottant’anni dai fatti, una riflessione sia sul rapporto tra storia e memoria sia sul valore della memoria individuale nei confronti della memoria collettiva.

Dal settembre 1943 la situazione degli ebrei in Italia, già molto difficile per le leggi antiebraiche emanate nel 1938, divenne ancora più drammatica. Gli ebrei che si trovavano nelle zone dominate dalle forze nazifasciste dovettero cercare scampo all’immediata minaccia di deportazione verso lo sterminio. Molti dal Centro e dal Nord dell’Italia si diressero verso l’unico Paese neutrale che sembrava potesse dar loro accoglienza: la Confederazione Elvetica.

Nel libro sono pubblicati due testi: il primo, una memoria scritta in età matura da Corrado Vivanti, celebre storico, che ricorda gli anni della fanciullezza a Mantova; il secondo è il diario tenuto dalla madre, Clelia Della Pergola, nei mesi di internamento in Svizzera, dove la famiglia riuscì fortunosamente a trovare rifugio sino alla fine del conflitto. Due testi che riportano al periodo in cui la situazione degli ebrei italiani cambiò repentinamente, passando in un decennio da una apparente normalità al baratro della Shoah. La complessità e la tragicità di quegli anni sono riflesse nelle vicende che coinvolsero la famiglia Vivanti, ben inserita nell’ambiente di una città di provincia in cui la presenza ebraica, attestata fin dal 1145, venne incoraggiata dai Gonzaga. Soltanto col regime mussoliniano le restrizioni nel settore educativo e lavorativo cominciarono a minarne la tranquillità, influenzando pesantemente la vita quotidiana. Dopo le pagine di Corrado Vivanti il Diario svizzero di Clelia Della Pergola ci porta così ai giorni concitati della fuga e alla lunga permanenza in Svizzera nell’incerta condizione dei rifugiati. 

«Ci troviamo di fronte a due testimonianze i cui spazi temporali si succedono come in una staffetta. Il figlio, Corrado Vivanti, parte dal periodo che precede le leggi razziste del 1938 e si ferma alla fuga verso la Svizzera, mentre il racconto «in diretta» della madre, Clelia Della Pergola Vivanti inizia con il travagliato attraversamento del confine fino ai primi giorni di gennaio del 1945. Le due testimonianze sono molto differenti tra loro ma hanno in comune l’assenza di vittimismo e un certo pudore nel riferire le vicende che hanno ferito l’animo. […] Quando i Vivanti tentarono di passare dal Comasco verso il Ticino, incapparono proprio in una di quelle inspiegabili chiusure. Ebbero maggior fortuna da Tirano probabilmente perché la rete di soccorso alla quale si affidarono era provata ed efficiente, aveva alleati anche tra le forze di polizia ed era in grado di raccogliere informazioni su tutto il sistema di controllo transfrontaliero, sia sul versante italiano sia da quello svizzero. A favore dell’accoglienza giocava inoltre l’età di Corrado che non aveva ancora compiuto i 16 anni contribuendo perciò a qualificare legalmente il gruppo «famiglia con bambino». […] Malgrado le separazioni e le preoccupazioni … , tanto Clelia quanto Corrado e Arrigo sono stati capaci di superare di buon grado i disagi e le difficoltà della vita da profughi. Ad angustiarli però, si presentò loro qualcosa di terribile. Nell’ultima riga del suo resoconto Corrado ha scritto: «A turbarci, però, cominciarono di là poco a filtrare le prime tragiche notizie della Shoàh». Anche Clelia riporta l’angoscia provata quando alla Comunità israelitica di Lugano lesse le liste dei deportati e cominciò a prendere coscienza della dimensione dello sterminio in atto. Sì, alla fine il piccolo nucleo famigliare era salvo, ma la gioia della salvezza era oscurata dalla tragedia di fronte alla quale la mente è paralizzata e ogni commento ammutolisce».
Dalla Prefazione di Silvana Calvo

Corrado Vivanti (Mantova 1928 - Torino 2012), è stato docente di Storia delle dottrine politiche all’Università di Torino, di Storia moderna all’Università di Perugia e alla Sapienza di Roma. Si è laureato all’Università di Firenze con Delio Cantimori su Le campagne dei Mantovano nell’età delle riforme. Dal 1957 al 1962 ha studiato a Parigi sotto la direzione di Fernand Braudel. Nel 1962 è stato chiamato a Torino all’Einaudi, per occuparsi in particolare del settore storico; con Ruggiero Romano ha diretto la Storia d’Italia, ha curato l’edizione delle Opere di Machiavelli e, tra il 1996 e il 1997, Gli ebrei in Italia. Nel giugno 2002 ha ricevuto il Premio Presidente della Repubblica per la Storia, all’Accademia dei Lincei di Roma.

Clelia Della Pergola Vivanti (Firenze 1896 - Mantova 1981), secondogenita di Rafaello Della Pergola ed Emilia Todeschini, si trasferì da Firenze a Mantova con la famiglia. A tredici anni cominciò a lavorare nella pellicceria dei suoi zii, entrando poi in società con un cugino. Si sposò a Mantova con Moise Gino Vivanti nel 1919, ed ebbe due figli, Arrigo e Corrado. Dopo il matrimonio, contrariamente a quello che avrebbe voluto suo marito Gino, riprese l’attività che l’appassionava, in una pellicceria di sua proprietà, e da allora - tranne che nel periodo della fuga in Svizzera, tra il dicembre 1943 e il 1945 — vi lavorò fino al giorno prima di morire, quasi ottantacinquenne.

Ascolta gli interventi proposti durante la serata:

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Galleria immagini della serata

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Allegati

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ATIS - INFORMAZIONI GENERALI

L'Atis, Associazione ticinese insegnanti di storia, è nata il 2 ottobre 2003 con l'obiettivo di riunire i docenti di storia della Svizzera italiana di tutti i gradi di scuola.

L'Associazione promuove la riflessione e il dibattito sull'insegnamento della storia e sulle diverse correnti storiografiche.

Difende la professionalità dell'insegnante di storia nell'ambito di una scuola sempre più messa sotto pressione dalle esigenze di una società dominata dalle leggi del rendimento economico.

Associazione ticinese degli insegnanti di storia - Questo indirizzo email è protetto dagli spambots. È necessario abilitare JavaScript per vederlo. - https://www.atistoria.ch