Atis e scuola
Il lato più oscuro e gravoso dell’insegnamento della storia è certamente la progettazione didattica.
Le varie revisioni ministeriali della scuola italiana negli ultimi anni hanno generato una serie di riflessioni epistemologiche e didattiche sui piani di formazione, sulle scelte curriculari e sulle singole materie. La riflessione sull’insegnamento della storia non solo ha seguito questa tendenza, ma si è trovata altresì al centro del dibattito, soprattutto per le implicazioni politiche della scelta italiana di mettere l’accento sullo studio della Storia contemporanea. Il dibattito – che spesso si è consumato tra accuse alla faziosità della manualistica storica e riferimenti alle tendenze revisioniste – ha messo in luce una caratteristica peculiare dell’insegnamento della storia, quella di avere una forte valenza politica e identitaria.
Gli studenti, come viene rimproverato loro dai professori, sono spesso altrove. […] Se voglio sperare nella loro piena presenza, devo aiutarli a calarsi nella mia lezione. Come riuscirci? E’ qualcosa che si impara, soprattutto sul campo, col tempo. Una sola certezza, la presenza dei miei allievi dipende strettamente dalla mia: dal mio essere presente nell’intera classe e a ogni individuo in particolare, dalla mia presenza alla mia materia, dalla mia presenza fisica e intellettuale e mentale, per i cinquantacinque minuti in cui durerà la mia lezione.
D. Pennac, Diario di Scuola. Milano, Feltrinelli, 2008.
L'insegnamento nella scuola è stato per lungo tempo contraddistinto dalla prevalenza della quantità sulla qualità. Il nozionismo e il ruolo passivo degli allievi hanno però lasciato a poco a poco lo spazio a un insegnamento che da più importanza alla comprensione dei grandi fenomeni storici e che si basa su un ruolo più attivo degli studenti.