Società Svizzera di Storia - Presa di posizione
La Società Svizzera di Storia ha preso ufficialmente posizione sull'iniziativa "Educhiamo i giovani alla cittadinanza (diritti e doveri)", sostenendo e sottoscrivendo le tesi già esposte dall'Associazione ticinese degli insegnanti di storia in una lettera indirizzata alla Comissione speciale scolastica del Gran Consiglio e al Consigliere di Stato Manuele Bertoli (scaricabile in allegato).
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La Società svizzera di storia, la società che promuove gli studi storici e la formazione storica in Svizzera, non condivide l’iniziativa popolare legislativa generica «Educhiamo i giovani alla cittadinanza (diritti e doveri)» lanciata nella primavera del 2013. Condivide invece e ha perciò deciso di sostenere la presa di posizione dell’Atis (associazione ticinese degli insegnanti di storia) sull’introduzione della civica come materia autonoma presentata nel febbraio 2014.
In particolare la Società svizzera di storia fa proprie le perplessità espresse dall’Atis circa l’opportunità di scorporare l’insegnamento della civica e della cittadinanza dalle ore di storia.
Ritiene opportuno sottolineare con forza che le istituzioni che reggono il nostro Paese sono il risultato della storia che le ha prodotte, una storia al contempo svizzera e di più ampio respiro. La nascita dello Stato federale, nel 1848, ha rappresentato l’ultima tappa di quella grande rivoluzione atlantica, che aveva lambito le due sponde dell’Oceano atlantico, prendendo le mosse nel 1776 con la rivoluzione americana per poi toccare il suolo europeo, proseguendo con la rivoluzione francese e i moti ottocenteschi. Le sue specificità, d’altra parte, vanno ricondotte alla storia della formazione della Confederazione elvetica, così come essa si è costruita a partire dal Basso medioevo e attraverso l’età moderna. Solo mediante la conoscenza dei contesti storici, le istituzioni politiche perdono grigiore e freddezza e ricevono quella luce che le dota di senso: è in primo luogo la conoscenza storica a fondare saldamente il senso civico di appartenenza allo Stato e alle sue istituzioni liberali.
Reputa grave decontestualizzare e destoricizzare le istituzioni politiche rispetto alle società che le hanno generate. Significherebbe per la scuola ticinese fare un passo indietro nel tempo, in nome di un insegnamento nozionistico e antiquato, inadeguato a fornire gli strumenti utili agli studenti per comprendere e affrontare le sfide del mondo contemporaneo.
Ritiene preoccupante che una modifica di tale portata sia il risultato non di un riesame generale dei piani di studio promosso dall’autorità competente con il concorso degli esperti dettato da ragioni scientifiche, didattiche e pedagogiche, ma di un’iniziativa popolare legislativa generica, politicamente profilata.
La Società svizzera di storia auspica che nell’affrontare e approntare nuove disposizioni sia riservata una cura speciale per una questione sensibile qual è quella dell’insegnamento della civica e dell’educazione alla cittadinanza per la vita democratica del Paese, in nome di un insegnamento che sia attento alla formazione culturale degli studenti, scevro da preoccupazioni di ordine politico. Per tale ragione la Società svizzera di storia raccomanda vivamente che siano tenute in considerazione le osservazioni contenute nella presa di posizione dell’Atis, formulate sulla scorta dell’esperienza di docenti che affrontano il mestiere dell’insegnamento della storia nei diversi ordini della scuola ticinese, attenti esclusivamente alla formazione di futuri cittadini consapevoli della complessità della convivenza nelle democrazie contemporanee.
Il Presidente: Sacha Zala
La Segretaria generale: Peppina Beeli
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